L’extra-profitto per definizione in economia è un’eccedenza sul profitto normale, un guadagno differenziale che spesso deriva da situazioni di mercato. È quello a cui stiamo assistendo in questo periodo con le società energetiche, e più in generale con tutti quei soggetti che commerciano o producono prodotti energetici, che stanno ottenendo profitti da capogiro. Il rincaro dei beni di prima necessità, del gas e del carburante, il cui prezzo, prima dell’intervento del Governo che ha tagliato le accise, ha toccato e superato i due euro al litro, se da un lato ha generato profitti per le società coinvolte, dall’altro ha messo letteralmente in ginocchio molte imprese e famiglie italiane, tanto da spingere il Governo a ragionare su una tassa su questi extraprofitti.
Cosa Sono gli Extra-Profitti
Petrolio e gas hanno portato nelle casse delle società energetiche dei profitti cospicui, ma ingiustificati. A generare tali guadagni non sono stati soltanto l’aumento della domanda, la guerra in corso tra Ucraina e Russia o la stagione invernale, ma motivazioni di origine diversa. Le compagnie energetiche stanno in sostanza vendendo a prezzi esorbitanti materie prime che però hanno acquistato sul mercato ben prima che iniziasse il conflitto che facesse lievitare i costi, a prezzi quindi concordati in precedenza, molto al di sotto dei valori attuali. Le aziende infatti non comprano le materie soltanto sul momento, nei mercati spot, ma attraverso contratti che vengono stipulati con durate minime di sei mesi fino ad arrivare ad accordi pluriennali. Appare evidente che in Italia queste stesse società stanno vendendo sul mercato energia acquistata molto prima dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, fatto che sta producendo dei margini di guadagno notevoli.
Sebbene alcune transazioni tra produttori, intermediari o importatori di materie prime e clienti, siano essi domestici o industriali, avvengano fuori mercato o attraverso contratti con prezzo bloccato che limano l’extra-profitto, il margine è comunque considerevole. Il Governo ha pensato perciò a una tassa del 10% su tale profitto per rientrare dei costi sostenuti nella recente manovra di sostegno che tra le altre cose ha portato a una diminuzione del prezzo del carburante di 25 centesimi al litro.
Come si Calcolano gli Extraprofitti
La tassa sugli extraprofitti rappresenta un’aliquota del 10% che viene applicata appunto sui guadagni extra che le compagnie energetiche hanno ottenuto in questo periodo grazie all’aumento improvviso delle materie prime di gas e petrolio. Stando alle ultime indiscrezioni, il provvedimento è infatti inserito in un decreto che non è ancora legge, la tassa sarà retroattiva e si applicherà all’ultimo trimestre del 2021 e al primo del 2022.
La base imponibile si ottiene dalla crescita del saldo tra le operazioni attive e quelle passive, in altre parole è la differenza tra il saldo risultante nel periodo che va dal primo ottobre 2021 fino al 31 marzo 2022 e quello realizzato nello stesso periodo dell’anno precedente, quindi dal primo ottobre 2020 fino al 31 marzo 2021. Qualora questo saldo, che in parole povere potrebbe essere tradotto nella differenza tra ricavi e costi, fosse superiore ai 5 milioni di euro oppure faccia registrare uno scostamento positivo del 10%, l’azienda sarebbe soggetta a pagare questo contributo straordinario del 10% entro la fine di giugno 2022.
Un provvedimento che ricorda molto la tassazione sugli extra-profitti derivanti dalla guerra che da sempre sono per alcune categorie industriali fonte di straordinari profitti. La manovra non ha tardato a sollevare un coro contrastante di pareri favorevoli e contrari. Da un lato c’è chi ritiene sia giusto tassare i vantaggi di cui stanno godendo in questo momento le società energetiche, a fronte degli enormi e ben più diffusi svantaggi che la guerra porta con sé. Dall’altro, da un punto di vista puramente razionale, si sta costruendo un tributo che colpendo solo alcuni soggetti va a ledere direttamente i principi di capacità contributiva e uguaglianza.

Le Società Energetiche
La tassazione sugli extra-profitti è un provvedimento straordinario, che distorce le dinamiche di mercato, ma reso necessario dalle particolari condizioni del Paese già pesantemente condizionato dalla pandemia e adesso ancora più in difficoltà a causa della guerra tra Russia e Ucraina. Il prezzo dell’elettricità e del gas ha raggiunto valori che nelle bollette di famiglie e imprese pesano in maniera significativa. Se per certi versi appare quindi giusto e legittimo un provvedimento che colpisca quelle società che da questa situazione traggono profitto per restituire slancio a un’economia in ginocchio, è bene considerare i difetti che questa manovra porta in grembo.
Le stesse aziende che da tale tassa saranno interessate lamentano la totale indiscriminazione con la quale vengono considerati i profitti della società stessa, anzi è bene precisare che la parola profitto non viene mai menzionata. Il valore è la differenza tra operazioni attive e passive, probabilmente per poter essere più facilmente calcolato, ma senza tenere conto che quelle “operazioni attive” potrebbero provenire non soltanto dall’aumento dei prezzi delle materie prime, ma anche da eventuali investimenti o operazioni di acquisizione e fusione.
Inoltre il primo periodo di riferimento che va da ottobre 2020 a marzo 2021 è pesantemente condizionato, nei ricavi, dalla situazione legata alla pandemia ed è quindi più probabile prevedere un forte discostamento tra i due periodi stabiliti dal provvedimento. Insomma il decreto, così come presentato e salvo includere specifiche che chiariscano alcuni punti meritevoli di approfondimento, appare sensato ma con un’individuazione della base imponibile gravemente deficitaria.