Sono diverse le modifiche introdotte a inizio anno e che interessano tutti coloro che andranno in pensione. La novità più importante è sicuramente il definitivo abbandono della Quota 100. Il tutto a partire dal 31 dicembre e senza troppi rimpianti da parte dei lavoratori italiani che non avevano accolto di buon grado questa modalità voluto dalla Fornero.
Insomma, con l’arrivo del 2022 prende corpo una riforma pensionistica sostanziale e che è stata ribattezzata come Quota 102, grazie alla quale si potrà lasciare il posto di lavoro una volta compiuti 64 anni e dopo aver versato 38 annualità di contributi. La manovra sociale non termina qui, visto che prevede anche un’APE Sociale “rafforzata”, oltre che l’interessante Opzione Donna.
La Nuova Quota 102: Requisiti per Percepire la Pensione
I lavoratori italiani potranno lasciarsi definitivamente alle spalle la quota 100 per passare alla 102. A partire da gennaio 2022, infatti, sarà quindi possibile andare in pensione quando vengono soddisfatti due distinti requisiti, ovvero aver compiuto 64 anni e versato 38 annualità di contributi.
In base alle stime operate dal Governo, attuando questa importante novità legislativa potranno andare in pensione circa 17 mila lavoratori, che poi saliranno a 23 mila nel corso del 2023. Fino al 2025 il costo complessivo dell’operazione si aggira intorno a 1,7 miliardi.
Novità per Quanto Riguarda l’APE Sociale
La facoltà di anticipare la pensione, altrimenti nota come Ape sociale, verrà adesso estesa fino alla fine del mese di dicembre 2022.
Diverse categorie, come disoccupati, affetti da invalidità, soggetti che prestano assistenza a familiari disabili e tutti coloro che svolgono attività gravose, hanno la possibilità di poter percepire la pensione una volta compiuti 63 anni. L’età contributiva in queste ipotesi scende a 36 ma si riduce a 30 per chi non ha un’occupazione. L’istituto dell’Ape viene quindi rafforzato, visto che la platea dei beneficiari è stata notevolmente ampliata rispetto al passato.
Per quanto riguarda i lavori gravosi, il Governo Draghi ha introdotto ulteriori categorie di lavoratori, come ad esempio i tecnici della salute, gli insegnanti di scuola pre-primaria e primaria, oltre ai professionisti che operano nei settori sanitari e sociali. Potranno beneficiare della nuova Ape anche artigiani, estetisti, magazzinieri, agricoltori, operai specializzati, gli operatori che si occupano della lavorazione dei metalli e dell’estrazione dei minerali.
Il costo complessivo di questa operazione si aggira stavolta intorno a 141 milioni fino al 2023.

Novità per l’Opzione Donna
Interessanti novità anche per quanto riguarda tutte le lavoratrici che hanno compiuto 58 anni entro il 31 dicembre 2021. Più nello specifico, se a questa età anagrafica si accompagna anche il requisito contributivo, pari a 35 anni di versamenti, sarà possibile ottenere l’accesso alla pensione.
Quanto alle lavoratrici autonome, queste invece dovranno aver compiuto 59 anni. In tutti i casi l’assegno subisce un taglio medio del 25% circa.
Cosa Cambia per la Pensione di Vecchiaia
Nulla di nuovo per quanto invece riguarda la pensione di vecchiaia, per la quale restano in vigore le disposizioni che erano state volute a suo tempo dalla Fornero.
In buona sostanza si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo una volta raggiunti i 67 anni, così come era stato disposto nel corso del 2021. La soglia dell’età, pertanto, resta del tutto invariata e vale non solo per gli uomini, ma anche per le lavoratrici, oltre che per i dipendenti pubblici, privati e per chi esercita la libera professione. In questo caso i contributi necessari richiesti ammontano a 20 anni.
Ulteriori Informazioni sulla Nuova Riforma Pensionistica
Lo scottante tema della riforma pensionistica è stato ufficialmente affrontato il 20 dicembre del 2021, dopo un lungo dibattito che ha coinvolto il Governo e i sindacati. Bisogna considerare che gli aspetti ancora da definire sono diversi, perché lo scopo sarà quello di rivedere in ogni punto la Legge Fornero e di revisionare alcuni aspetti che non sono mai stati accolti di buon grado dai lavoratori italiani.
Come noto, infatti, la possibilità di andare in pensione in maniera anticipata a 64 anni e con 38 annualità di contributi, non è vista di buon occhio nemmeno dai sindacati, ma sul punto Draghi sembra non dare alcun segno di cedimento e mantiene una posizione irremovibile. Il 2022, tuttavia, potrebbe rivelarsi un anno ricco di sorprese, visto che i beneficiari dell’Ape potrebbero abbracciare ulteriori categorie di dipendenti.
Per quanto poi riguarda il futuro delle pensioni, si attende una riforma maggiormente strutturata e sul punto le ipotesi sono differenti. Per alcuni la soglia contributiva, almeno per i lavoratori nel campo edile, dovrebbe scendere a 30 anni, non manca chi pretende maggiori benefici per coloro che si trovano alle dipendenze delle aziende in crisi, chi propone la quota 41 e l’uscita anticipata al compimento dei 63 anni. A questo punto non resta quindi che attendere gli ulteriori sviluppi della manovra legislativa in corso.