In Italia, la giacenza media del conto corrente è in continuo aumento, infatti nell’ultimo anno è aumentata di quasi 200 miliardi di euro, sulla base di riferimento del mese di febbraio. L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha rilevato che il volume dei depositi bancari ha raggiunto i 1.746 miliardi di euro.
I rischi per i risparmiatori
Dai dati sopra indicati risulta che la situazione in Italia è in disarmonia con le direttive e con le manovre economiche della BCE (Banca Centrale Europea) e, inoltre, provoca un rallentamento dell’economia reale che rappresenta un rischio anche per gli stessi risparmiatori. Le banche hanno necessità di immettere maggior liquidità nel circuito economico, per dare linfa all’economia reale. Inoltre, in Europa è stata avviata da tempo una politica monetaria di espansione da parte della BCE, che è rende onerosa la gestione della liquidità da parte delle banche, sia in Italia che nel resto d’Europa.
Per tale motivo, gli istituti di credito stanno valutando quali misure adottare per liberarsi dei conti correnti che presentano giacenze medie elevate (sopra i 100 mila euro) e che sono privi di forme di investimento o di finanziamento. Per le banche, gestire tutta questa liquidità è diventato troppo oneroso e ne è prova il fatto che i tassi di interesse per i depositanti hanno raggiunto valori negativi. Inoltre, le banche non hanno la possibilità di immettere liquidità nell’economia reale e questo potrebbe essere dannoso sia per le stesse banche che per i risparmiatori stessi, in quanto si verificherebbe un rallentamento degli investimenti e della circolazione del denaro, che provocherebbero un rallentamento della crescita economica del Paese.

Come interverranno le banche italiane
Alcune banche italiane si stanno già muovendo verso la chiusura dei conti correnti che presentano una giacenza media pari o superiore a 100 mila euro e che non hanno alcuna forma di investimento gestito o amministrato. Una è la Fineco che ha già provveduto ad avvisare i correntisti, tramite la “Proposta di modifica unilaterale di contratto ai sensi dell’art. 118 del decreto legislativo n. 385/93” a cui seguirà una comunicazione ufficiale tramite raccomandata o posta elettronica certificata. Altre banche, come Bnl, hanno adottato una strategia meno aggressiva, che prevede di disincentivare il risparmio, applicando una maxi commissione di 1.000 euro per ogni trimestre sui conti correnti che hanno una giacenza superiore ai 100 mila euro. Unicredit è in linea con Bnl, in quanto dovrebbe introdurre una commissione cosiddetta di giacenza, mentre Bper avrebbe deciso di penalizzare i nuovi correntisti (imprese e partite iva) che hanno giacenze medie superiori a 100 mila euro, con una commissione di liquidità. Banco Bpm sta studiando una formula per applicare delle commissioni in proporzione alle cifre depositate.
La situazione del risparmio all’estero
La situazione dei risparmiatori in altri Paesi europei è leggermente diversa da quella presente in Italia. Infatti, nel nostro Paese la propensione al risparmio è sempre stata superiore rispetto, ad esempio, a Francia e Germania. Tuttavia, proprio in questi due Paesi, le banche hanno già adottato dei tassi negativi di interesse sulle giacenze medie superiori ai 100 mila euro. Tale misura non è applicabile in Italia, in base alla normativa in vigore, e di conseguenza una parte dei risparmiatori tedeschi ha aperto conti correnti in Italia, proprio per sfuggire a tale manovra.
Gli scenari futuri in Italia
Da quanto è stato evidenziato, per i conti correnti con giacenza media pari o sopra i 100 mila euro che non presentano forme di finanziamento gestito o amministrato, le banche stanno muovendosi per mettere in atto manovre di vario genere, al fine di disincentivare il risparmio e quindi la giacenza di liquidità sui conti correnti. I motivi principali che stanno spingendo le banche italiane ed europee ad adottare tali misure, sono dovute all’alto costo della gestione della liquidità e alla possibilità di poter introdurre nuova linfa nell’economia reale, in modo da rilanciare gli investimenti e non creare un rallentamento della crescita economica che, di conseguenza, si ripercuoterebbe negativamente anche sui risparmiatori stessi. Da diversi anni, infatti, la gestione della liquidità è diventata troppo costosa e le banche si vedono quindi costrette a disincentivare tutte quelle situazioni che presentano stagnazione, come nel caso dei depositi superiori ai 100 mila euro, che non presentano alcuna forma di finanziamento (mutuo o prestito) approvato ma non utilizzato e che sono sprovviste di forme di investimento in prodotti gestiti o amministrati.