Tasse su Trading e Investimenti in Italia: Come Funziona la Tassazione, Si può Evitare?

Le tasse su trading online e investimenti in Italia sono dei costi che devono essere presi in considerazione nel momento in cui si decide di operare sul mercato sia se si vogliono ampliare i propri risparmi, sia come fonte di guadagno. Ma come funziona la tassazione? Quali sono gli importi da considerare?

Gli Obblighi di Legge

Il pagamento delle tasse sul trading e sugli investimenti è un obbligo di legge, sia se l’attività è svolta da parte di un trader retail, sia se invece a operare è una società. Infatti, i proventi che derivano da questa attività, sono considerati come forma di reddito e come tali sono soggetti al pagamento di una percentuale in quanto imposta dovuta allo Stato italiano.

Ma quando si dovranno pagare le tasse? È importante precisare che in base a quanto stabilito dal TUIR, ovvero il Testo Unico Imposte sui Redditi, ai fine della tassazione sarà calcolata la plusvalenza, ovvero i guadagni ottenuti a netto delle spese, queste ultime definite minusvalenze, come le commissioni o eventuali perdite. Quindi, in linea di principio se le minusvalenze sono pari o superiori all’eventuale guadagno, non è presente una tassazione. Tutte le tipologie di investimento prevedono un’imposta, dalle azioni alle obbligazioni, dalle materie prime ai fondi di investimento, dai BOT ai CDF, compreso i guadagni sulle criptovalute.

Altro aspetto da considerare è la percentuale che si applicherà sulla plusvalenza. Dal 2016 l’importo che deve essere versato in Italia ai fini di tasse varia in base alla tipologia di investimento che si è effettuato. Infatti, se si esegue il trading sulle azioni, si acquistano criptovalute, si opera con i CFD, i futures o i derivati, si dovrà considerare l’applicazione di un’imposta sul capital gain pari al 26%. Sui fondi comuni di investimento, i SICAV e quelli a gestione passiva come gli ETF e gli ETC si applicherà, con la nuova riforma, una tassazione che sarà pari al 20%. L’imposta sarà inferiore per l’acquisto di titoli di stato, dato che in questo caso la percentuale sarà del 12,5% a cui si aggiunge, in base alla tipologia di BTP acquistato un credito d’imposta. 

Tassazione su Altre Forme di Investimento

Oltre alle attività di trading, si applicherà anche una tassazione su altre tipologie di forme di investimento che vengono considerate come reddito. Tra queste si devono includere i dividendi azionari, ovvero le cedole che si ottengono per il possesso di un certo numero di azioni, la cui tassazione sarà pari al 26%. In questo caso si dovrà fare attenzione anche alla doppia tassazione presente in alcuni Paesi che aggiunge a quella italiana con un costo aggiuntivo che riduce l’eventuale guadagno.

Altra tipologia di tassazione sugli investimenti è la Tobin Tax, introdotta nel 2013, che si applica su tutte le transazioni che hanno come oggetto azioni di società italiane, indispensabile al fine di stabilizzare i singoli mercati. Questa tassa fa riferimento solo alle società che hanno un capitale azionario superiore ai 500 milioni di euro. Si dovrà considerare un’aliquota sulle azioni che sarà pari allo 0,10% e che si applica solo ed esclusivamente sul saldo a fine giornata e non per le singole operazioni effettuate. Inoltre, si aggiungerà anche un’aliquota dello 0,2% nel caso in cui si sono eseguite transazioni sui mercati definiti OTC, ovvero Over the Counter come il Forex.

Tasse Trading
Come calcolare le tasse su Trading e Investimenti

Come si Pagano le Tasse sul Trading

Il versamento dell’imposta sostitutiva sul trading e sugli investimenti in Italia avviene in maniera diversa in base alla tipologia di sistema fiscale adottato. La possibilità di scelta è lasciata al trader, il quale avrà diverse opzioni in base alla piattaforma che utilizza per operare sul mercato.

Infatti se si impiega uno dei broker più famosi e con sede al di fuori dell’Italia, si dovrà applicare un sistema dichiarativo e quindi calcolare ogni anno la plusvalenza al netto delle minusvalenze, inserendola all’interno dell’apposito quadro nella dichiarazione dei redditi. Alcuni broker per offrire un servizio al clienti, semplificano questo processo effettuando esse stessi il calcolo, ma senza svolgere la funzione di sostituti di imposta. Ciò vuol dire che il guadagno sarà sempre al lordo della tassazione.

In altri casi si potrà utilizzare il regime amministrato disponendo di una società che svolge la funzione di sostituto di imposta. Ciò significa che in maniera automatica, da parte della piattaforma, verranno sottratti mese per mese i costi riguardanti la tassazione sul capital gain, in modo da adempiere direttamente agli obblighi fiscali. Un sistema molto utile che permette di avere una visione immediata del relativo guadagno ottenuto dal trading. Questa operazione è possibile solo sui siti di trading che fanno riferimento a un istituto bancario, oppure a piattaforme di risparmio gestito riconosciute che offrono questo servizio al cliente. 

Come Non Pagare le Tasse sugli Investimenti (o Come Pagarne Meno)

È possibile pagare meno tasse sul proprio investimento o sull’operatività del trading online in Italia? È una domanda che spesso ci si pone soprattutto se i propri guadagni sono limitati e si cerca di risparmiare il più possibile. La tassazione è un obbligo di legge, ciò significa che evitare il pagamento dell’imposta vuol dire compiere un reato che verrà punito con sanzioni elevate. Quindi, prima di sottoscrivere un contratto di trading online con un broker sarà importante valutare quale sia il regime fiscale adottato onde evitare eventuali problematiche con il fisco, scartando quelle piattaforme che non sono legate a un banca di investimento o un istituto di credito e che dichiarano di svolgere la funzione di sostituto di imposta.

Per rispondere al quesito precedente, è possibile risparmiare sulle tasse, ma è una procedura che richiede una conoscenza molto elevata del mercato e soprattutto delle varie tassazioni italiane e degli altri Paesi. Infatti, sono presenti delle piattaforme su mercati internazionali in cui sono previste imposte molto basse, oppure la possibilità di aprire conti in Paesi in cui sul capital gain si applicano tasse al di sotto del regime fiscale italiano. Quelle indicate sono soluzioni non facili da realizzare e che prevedono una dovute attenzione in ambita fiscale, come una serie di dichiarazioni per ciò che concerne la presenza di conti all’estero.

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