Può capitare che venga richiesto un prestito per una certa somma di denaro e che, per un motivo o per l’altro, questo venga rifiutato. Nell’articolo spiegheremo in modo dettagliato le motivazioni che possono condizionare la riuscita del prestito e quanto tempo deve passare per poterne chiedere un altro, in caso di rifiuto.
Perché un prestito viene rifiutato?
Che si tratti di un finanziamento piccolo, o di uno più grande nelle somme, questo può essere accettato anche nel giro di qualche minuto, oppure rifiutato. Per comprendere quali siano le motivazioni del diniego, occorre chiedere spiegazioni alla finanziaria cui si è rivolti. Fra le cause maggiormente riconosciute, vi sono sicuramente quelle legate all’iscrizione al Crif come cattivi pagatori: questo avviene quando in un precedente prestito ci si è dimenticati, oppure non si è potuto, pagare una rata, portando l’agenzia creditrice a procedere con l’appellativo direttamente nel database centrale dei pagatori.
Un altro motivo può essere riconducibile al fatto di essere un cliente più che “nuovo”: nel caso in cui non ci siano stati precedenti di finanziamento e si richieda un prestito con una somma moderatamente alta, la finanziaria può decidere di operare un rifiuto, perché non vi è uno storico dell’affidabilità di pagamento. Anche l’esistenza di un contratto di lavoro a tempo determinato può essere una causa di rifiuto plausibile: questo accade perché il calcolo del numero delle rate mensili, appare più lungo rispetto all’effettiva durata del rapporto di lavoro e, di conseguenza, non sarebbe possibile coprirle in toto.

Come rimediare all’iscrizione al Crif come cattivo pagatore
L’unico modo rapido ed efficiente per essere cancellati dal Crif come cattivi pagatori è quello di saldare quanto è dovuto ed ottenere una liberatoria che consenta la fuoriuscita da quella temibile lista. Per prendere possesso di quel documento di risoluzione delle controversie, occorre attendere dei tempi tecnici che sono definibili in circa 10 giorni, ma che possono variare di un po’ da creditore a creditore. La risoluzione di queste situazioni finanziarie è quindi sempre consigliabile, specialmente nel caso in cui si intenda richiedere un prestito.
Quanto tempo aspettare per riprovare
Questa domanda è molto comune, più di quanto si pensi e accomuna tutti coloro che si vedono rifiutato un finanziamento, a prescindere se la causa sia il marchio di cattivo pagatore oppure l’insufficienza di storico da presentare. Per rispondervi, bisogna fare chiarezza su ciò che succede a seguito del diniego in questione: quando una pratica viene rifiutata, questa viene segnata e iscritta al Crif ed è a disposizione di tutti gli istituti di credito per la consultazione.
Questo procedimento rappresenta la prassi e consente ad altre finanziarie di conoscere la storia in merito ai crediti ricevuti e non di una persona fisica o di una società. Il rifiuto, che può avere una fra le motivazioni sopra descritte, viene cancellato in modo del tutto automatico dopo 30 giorni dall’avvenimento. Di conseguenza, è intuibile che, eventuali altre richieste presso finanziarie diverse da quelle da cui si è ottenuto il rifiuto, in questo periodo di tempo non andrebbero comunque a buon fine.
Documenti necessari
La finanziaria, qualunque essa sia, richiede una serie di documentazioni che risultano essenziali per dimostrare il reddito e, quindi, la facoltà di pagare il debito di cui si è chiesta la rateizzazione. Oltre alla parte dedicata all’identificazione del soggetto, come carta di identità o patente e codice fiscale, infatti viene richiesta anche una copia della busta paga, dove sono indicate le date della durata del contratto di lavoro e l’importo in netto ed in lordo, cui si ha diritto mensilmente. Nel caso in cui non si abbia un contratto di lavoro a tempo indeterminato o comunque che non garantisca una certa stabilità economica, si dovrà dimostrare la presenza di un garante avente quelle specifiche caratteristiche, che possa legalmente intervenire in caso di mancati pagamenti.