La cessione del credito per Bonus e Superbonus è stata sospesa in seguito all’introduzione del cosiddetto Decreto Sostegni Ter. Si tratta del Decreto Legge numero 4 del 2022, in vigore dal 27 gennaio e che contiene diverse misure molto importanti in merito. Infatti, l’operatore che accede a uno sconto sulla fattura da parte della propria impresa non può cedere il proprio credito a un terzo interessato, mentre chi ha maturato crediti prima dell’avvento del decreto può effettuare una sola cessione prima del 7 febbraio. Ecco cosa c’è da sapere su questa formula che già fa discutere.
Come Funziona e Quali Sono gli Effetti sull’Economia
Il 2021 ha visto un risveglio evidente del settore edile in tutte le sue forme anche grazie al Bonus al 110%. In base a quanto si evince già dalla sua denominazione, la misura prevede che un soggetto privato o aziendale riceva indietro il 110% su alcune categorie di interventi strutturali, con una restituzione progressiva mediante la dichiarazione dei redditi. In alternativa, il soggetto poteva restituire tutta la somma a un istituto bancario. Nel caso specifico, chi ha fatto eseguire i lavori poteva ottenere fin da subito la somma pattuita, in una formula simile a quella del mutuo.
Il cosiddetto Superbonus al 110% è ora a serio rischio. Il Governo ha introdotto un nuovo Decreto Legge in base al quale un’operazione del genere potrebbe non essere più consentita, con conseguenze davvero preoccupanti per il settore edilizio. Di conseguenza, chi fornisce gli interventi strutturali non può più fornire alcuno sconto sulla spesa pattuita, senza ricevere alcun credito di imposta dovuto a detrazioni fiscali.
Come detto da Confartigianato, la misura aveva fatto segnare un vero e proprio boom nel settore dell’edilizia. La normativa inerente alla cessione del credito ha subito ben nove modifiche nel corso di un anno e otto mesi di applicazione. Ora, lo stop potrebbe bloccare le costruzioni edili e mettere un freno alla crescita del Pil. Nel frattempo, nel mese di gennaio i lavori ammessi alla detrazione sono crollati del 46% rispetto a quelli dello scorso mese di dicembre, proprio in previsione dell’abolizione dell’importante misura.

Niente più Cessione del Credito: le Reazioni
Nel corso delle ultime settimane, la decisione di sospendere la cessione del credito era nell’aria. Gli interventi per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione edilizia avevano contribuito a far risvegliare il settore delle costruzioni dopo il terribile 2020. Ora il business sembra destinato addirittura a fermarsi, provocando impedimenti non di poco conto a diversi settori dell’edilizia. Il problema potrebbe essere sia tecnico che politico.
Per esempio, il senatore del Partito Democratico Dario Stefano ha osteggiato la normativa proprio perché potrebbe mettere a serio repentaglio la produttività dell’ambito edile. Anche Forza Italia è scettica a riguardo, nonostante sia favorevole alla scelta del Governo di intensificare i controlli per evitare qualsiasi tipo di truffa. Il Movimento 5 Stelle vuole fare in modo che il Superbonus 110% non venga rallentato, dato che ha contribuito in misura notevole a una crescita notevole del Pil in Italia nel corso del 2021.
Un Divieto che Potrebbe Paralizzare un’Intera Attività
Nel corso dei prossimi mesi, ci potrebbe così essere una vera e propria sfida politica. Il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha nascosto di non aver mai apprezzato il Superbonus al 110%, insieme al ministro dell’Economia. Dall’altra parte, le forze politiche hanno intenzione di mantenerla in vigore, nonostante l’esigenza di eliminare truffe e raggiri e normalizzare le cessioni sia abbastanza importante.
Il divieto di cessione del credito potrebbe mettere a serio rischio il corretto funzionamento dell’edilizia per due ragioni ben precise. La prima riguarda un’esigenza inerente alla reputazione del cessionario, che scaturirebbe comunque da controlli molto accurati. La seconda coincide con motivazioni fiscali, con il rischio per numerose società di non poter sfruttare fino in fondo le detrazioni fiscali per incapienza.
Il rimborso diretto presentava qualche piccolo limite, dato che chi ne accedeva non aveva alcuna necessità di attendere cinque annualità fiscali prima di riceverlo. Tutto ciò perché il bonus al 110% veniva applicato su opere di una notevole entità economica, in grado di superare anche le decine di migliaia di euro. Con la probabile abolizione della misura, la situazione sembra destinata a variare in misura notevole.
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